XIV trofeo Settecolli - 15/16/17 giugno 2012
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Mi sono spesso chiesto, quale assiduo frequentatore di manifestazioni di auto d’epoca da quasi 25 anni (e anche collaboratore all’organizzazione di tre Mayflower), qual è la ricetta vincente di un raduno. Cioè, pur nella obiettiva difficoltà di cercare di venire incontro a tutti i gusti e ai desideri dei partecipanti, cosa proporre nell’auspicio di incontrare la soddisfazione generale.
La location, per cominciare. Una o più località turistiche note ma magari da scoprire o riscoprire, possibilmente non meta di vacanze di massa almeno nel periodo scelto. Quindi luoghi che senza il raduno non si andrebbe appositamente a visitare. La temporalità: evitare luglio-agosto cercando le mezze stagioni, dove i prezzi sono più bassi, il trattamento più accurato e la vivibilità dell’evento migliora traendone giovamento. I momenti di relax e culinari: gli alberghi non devono essere per forza a 5 stelle ma sicuramente confortevoli, e quanto al mangiare… si sa che noi italiani siamo piuttosto esigenti e ci facciamo prendere per la gola! Da ultimo ma dovrei dire forse primo, il lato culturale, che impreziosisce in modo qualificante il meeting, spesso facendogli fare un significativo salto di qualità. Le bellezze paesaggistiche, architettoniche, storiche e artistiche di cui lo stivale si fa vanto vanno gustate appieno e quindi sono necessarie guide e “ciceroni” che ti intrattengano spiegandoti al meglio ciò che stai vedendo.
Beh, onestamente tutto questo al Sette Colli nel reatino del giugno scorso c’è stato. Unitamente a tempi di attuazione non ristretti e anche ai soliti inconvenienti che purtroppo alle nostre “vecchiette” capitano, ma risolti con soddisfazione dei proprietari dei mezzi, come poi vi dirò.
Dunque si comincia il venerdì primo pomeriggio. C’è chi arriva in mattinata, e chi addirittura il giorno prima, come Santino Margotta e il sottoscritto. La più parte per il pranzo, con briefing appena dopo con la consegna da parte di Claudio, l’organizzatore, del materiale inerente il raduno. La struttura che ci accoglie, il Leo Hotel, è veramente di buon livello, soprattutto colpisce la squisita gentilezza e l’estrema disponibilità delle maestranze. E la cena sarà ancora meglio!
Prima tappa Monteleone di Spoleto, a una dozzina di chilometri. E’ una antica città di orgine etrusca, che nel 1535 divenne repubblica autonoma e che conserva ancor oggi un suggestivo centro storico, dove siamo ospitati per un rinfresco, che dato il caldo quasi opprimente, è graditissimo... La nostra graziosa e competente guida ci narra, fra le altre, la storia della biga rinvenuta nel 1901 nella zona Colle del Capitano. Costruita in legno e ricoperta da lamine bronzee lavorate con la tecnica a sbalzo, si ritiene raffiguri alcune scene della vita dell'eroe greco Achille. La biga è custodita presso il Metropolitan di New York, che la acquistò da un trafficante di antichità, riuscito a trafugarla e a portarla oltreconfine. Il reperto è quindi al centro di aspre battaglie fra il museo newyorchese e l'amministrazione comunale di Monteleone, che ne chiede da tempo la restituzione.
Il tempo di un passaggio per la via principale per la gioia e l’entusiasmo che ci dimostrano gli abitanti e si fa ritorno a Leonessa, dove le guide turistiche sono addirittura due che si dividono il compito di accompagnarci in una visita guidata della città, il cui territorio è originalmente diviso in sesti, ognuno dei quali comprende anche un certo numero di frazioni. Vi si tengono annualmente importanti manifestazioni, come il Palio del Velluto e la Sagra della Patata e, nonostante più volte colpita da terremoti, annovera chiese e monumenti di pregio, come la Chiesa di San Francesco e l'annesso convento, oggi sede del Museo Civico.
Nel pomeriggio si è peraltro verificato il primo inconveniente a una delle nostre MG, la A Mark II rosso scuro di Piero di Giovanna. Purtroppo gli si è bruciata la guarnizione della testata e bisognerà ricorrere al carro attrezzi. Ma Piero e la moglie Daniela potranno lo stesso godersi il raduno, perché alcuni partecipanti, come il sottoscritto, sono venuti soli e li ospiteranno sulle loro vetture.
La cena è particolarmente ricercata: a parte le specialità locali, c’è una degustazione di vini, bianchi e rossi, davvero eccellente. Vengo da una terra che ne produce (l’Oltrepò Pavese) e quindi un po’ ne capisco, e ne sono sinceramente estasiato. Ma tutti i menù dei tre giorni sono stati selezionati, pur nella loro semplicità, allo scopo di far scoprire elementi e piatti della tradizione locale.
Il sabato è sempre la giornata-clou di un meeting, perché è quella centrale e quindi la più godibile. Dopo colazione si parte quindi per Labro, che si fregia della bandiera arancione – marchio di qualità turistico-ambientale per l’entroterra – del Touring Club Italiano. Il villaggio si trova in una particolare posizione geografica, una volta al confine fra papato e impero, cosa che ne fece un terreno di scontri fra Guelfi e Ghibellini. E’ affacciato su quella valle reatina dove San Francesco trovò rifugio dalle vanità del mondo.
Nel frattempo veniamo raggiunti da un buon numero di vetture umbre (la VA nera di Franco Vigna e la A bianca di Piero Fusaroli) e da parecchie F e TF, che si aggregano a noi e alla visita. In cima al paese c’è un riposante pianoro tipo prato inglese che dà una magnifica vista su tutta la natura circostante, come il lago di Piediluco dove stiamo per recarci. La giornata è davvero torrida, e arrivati a destinazione qualcuno non resiste alla tentazione di un tuffo nelle acque antistanti spiaggia e ristorante, dove il pranzo prevede un buffet di specialità lacustri. A tavola si disserta di tutto, ma avendo vicino Paolo Marziale (una bella TF avorio) che ho conosciuto al Raduno dei Due Mari, è giocoforza approfittare delle sue conoscenze mediche per farsi dare qualche consiglio… E poi il dottore te li somministra insieme a una dose di non comune simpatica ironia! Non viviamo di sole MG perbacco…
La prossima tappa è Greccio: non andiamo propriamente nel borgo medioevale (era previsto, ma siamo stretti coi tempi) ma invece facciamo visita al maestoso Santuario del Presepe, un complesso di edifici che sembra nascano dalla roccia e monumento fra i più importanti della storia religiosa di San Francesco. La tradizione vuole che il santo (che ne costruì il primitivo nucleo) abbia allestito nel 1223 il primo presepe vivente del mondo. Sono momenti davvero toccanti, perché credo che nessuno di noi abbia mai visto ben 100 presepi di ogni parte d’Italia. Restiamo colpiti dall'atmosfera molto raccolta, che ci riporta alla semplicità delle origini francescane, e dall’aforisma che ci accompagna "Si onora ivi la semplicità, si esalta la povertà, si loda l'umiltà e Greccio si trasforma in una nuova Betlemme".
Dal sacro al profano? Ci dirigiamo infatti al Monte Terminillo, ma qualcuno di noi resta attardato, e la Triumph TR6 di Francesco Riccardi gli dà qualche grattacapo. Ma non dicevano a Coventry “meglio spingere una Triumph che guidare una MG?” Scherzi a parte, è la pompa della benzina che fa i capricci, si dovrà ricorrere anche qui al carro attrezzi, ma il problema non è di quelli insormontabili… A Francesco dico che non deve abbattersi o irritarsi, la sua macchina è una delle più belle TR6 che abbia visto in vita mia. E vorrei aggiungere che alla sua bravura si deve l’originale disegno, il poster del raduno, che pittoricamente ricorda un dipinto impressionista, un quadro di rara e straordinaria bellezza espressiva.
La cena tipica è in una specie di baita e il menù è una favola: quattro primi, tonnarelli al tartufo, fettuccine ai funghi porcini, pappardelle al cinghiale e polenta con funghi piccante (all’ultimo non arrivo…) per tacere dello stinco! Il rientro in albergo è per una strada difficile, specie di notte, che scende in mezzo ai boschi da 1750 metri, ma riusciamo tutti a compierlo agevolmente, con la prudenza raccomandataci da Claudio.
Si arriva alla domenica, quando il programma prevede un itinerario per Petrella Salto e il lago che da esso prende nome. Passiamo per Rieti e per l’omonima diga, eretta per dar modo di alimentare la centrale idroelettrica di Cotilia. Pranziamo a Borgo San Pietro, in un suggestivo salone panoramico che si affaccia proprio sul bacino lacustre, con un menù di piatti tipici del pescato fresco del Salto.
Mi rendo conto che forse ho parlato più di monumenti, cose d’arte e … momenti culinari che delle nostre MG, ma come sempre me ne torno da un raduno con qualcosa di nuovo e di bello che ho visto e imparato. Per esempio Massimo Guinetti (MG F VVC rossa) mi insegna come piegare bene la capote senza fare jamming), Carlo Fiani, il meccanico di Roma al nostro seguito, 30 macchine possedute… mi dice di una TB e una A assolutamente imperdibili, Francesco Morisani (con una PA targa nera!) si fa coinvolgere nel progetto del raduno a maggio delle Channel Islands, Jersey e Guernsey, Santino Margiotta mi chiede della Morgan che vede in foto sul mio cellulare… Ancora belle, vecchie e nuove amicizie insomma!
Vorrei però chiudere queste note completando il ragionamento inziale sui nostri raduni facendo alcune considerazioni sull’aspetto economico. E’ più che mai da tenere in considerazione, perché viviamo tempi in cui il nostro hobby, la nostra passione, è una delle prime cose che si tagliano con la crisi che ci attanaglia. Quindi l’attenzione al budget personale di ognuno di noi è di prammatica: il rapporto costi/benefici (e voglio anche intendere un’offerta seria a un prezzo onesto e sostenibile) deve essere salvaguardato il più possibile, pena, come diceva giustamente Fabio, ritrovarsi a fare raduni con 10 equipaggi… Cosa aggravata da un calendario che, se è troppo fitto, costringe a scegliere e a rinunciare a malincuore a proposte allettanti. Con Gabicce che termina il 27 maggio, il Mayflower in Francia dal 6 al 10 giugno e il Sette Colli la settimana dopo si è intasata una parte importante della stagione: almeno tre settimane di distanza fra una manifestazione e l’altra sono assolutamente necessarie, specie se consideriamo che Gabicce - per chi voleva, come gli stranieri, intenderlo come una vacanza - prevedeva un’intera settimana. Riflettiamoci sopra con attenzione, per il bene che vogliamo alla nostra passione, al nostro club e al suo futuro.
Pietro Noè