Picnic - Parco naturale della valle del Treja, 19 maggio 2012
clicca qui per stampare la presentazione
Appuntamento insolito e lungamente atteso dai Soci del Centro Regionale Lazio: un picnic old English style ma in una splendida giornata di piena primavera, con un cielo terso, un sole e una temperatura che Oltremanica si sognano anche in piena estate.
Finalmente i detrattori delle “Grandi Mangiate” al ristorante, che tradizionalmente concludono le nostre uscite di un giorno, sono stati accontentati! Non più ore “sprecate” con i piedi sotto il tavolo ma un’intera giornata da trascorrere all’aria aperta e da vivere a stretto contatto con la natura e con un occhio attento alla linea, specie ora che ci si prepara alla stagione balneare, ma… sarà andata veramente così?
Procediamo per gradi: partenze scaglionate, a seconda delle zone di provenienza, con meeting points dislocati lungo la strada, e, considerate le distanze relativamente brevi da percorrere, appuntamento finale per tutti i partecipanti al “Casale sul fiume Treja”, un bell’agriturismo che sorge a poca distanza dalle cascate di Monte Gelato. I più si ritrovano per prendere un caffè nell’area di servizio di Selva Candida Interna, sul GRA, tra gli svincoli dell’Aurelia e della Cassia. L’intenzione sarebbe quella di assistere al passaggio degli equipaggi della Mille Miglia sulla Cassia bis, in uscita dalla prova cronometrata in programma all’autodromo di Vallelunga, ma un imprevisto anticipo sulla tabella ufficiale di marcia della corsa e l’endemico ritardo con il quale i Romani sono soliti risvegliarsi il sabato mattina, per recuperare attraverso un bel sonno ristoratore la stanchezza accumulata durante tutta una settimana di duro lavoro, sommati ai ritardi causati dagli inevitabili problemini meccanici in partenza, ci fa capire ben presto che l’impresa risulterà vana. E sì che stavolta ci eravamo organizzati per bene, avendo inviato due equipaggi scout in avanscoperta per occupare sin dalle primissime ore del giorno le posizioni migliori ed essendoci portati appresso anche lo striscione del Club, con l’intenzione di appenderlo su un cavalcavia sovrastante la Cassia Veientana, ove avremmo disposto con cura le MG in fila indiana per salutare il passaggio dei concorrenti da poco ripartiti in direzione di Brescia.
In uscita dall’area di servizio, la MGA di Vittorio con una maestosa fumata bianca annuncia il probabile cedimento di una valvola o l’incollaggio di una fascia elastica. Problema al motore di non immediata risoluzione che consiglia il ricovero in una vicina officina (la prognosi, ancora riservata al momento della stesura dell’articolo, sarà sciolta solo lunedì mattina; la speranza di tutti è quella di una pronta guarigione e di una rapida convalescenza che rimettano in perfetta forma la vettura per l’imminente Trofeo Settecolli).
Lasciata la Cassia bis al bivio di Mazzano Romano e percorse poche centinaia di metri, il paesaggio cambia repentinamente: ci ritroviamo immersi, come per incanto, tra una vegetazione lussureggiante, in un ambiente inimmaginabile in tanta prossimità con un’arteria stradale importante e trafficata e a poco più di 30 km dalla Città ma non è che l’inizio di una breve e bellissima escursione che, in poco più di cinque chilometri di strada contornata da mille tonalità di verde, ci condurrà alla nostra meta finale, nel cuore del parco naturale della valle del Treja.
Varcato il cancello in legno dell’agriturismo, parcheggiamo le vetture su un ampio prato in mezzo a maialini e a galline che razzolano tranquillamente tra l’erba e, scaricate le vettovaglie dalle auto, ci dirigiamo di buon passo all’interno del boschetto, distante poche decine di metri, ove è allestita la nostra tavolata con annesso barbecue intorno ai quali già si affannano alcuni equipaggi che ci hanno preceduti sul posto.
E’ straordinario vedere quanto ben di Dio compaia, come per incanto, dagli angoli più reconditi delle nostre MG, la maggior parte di modello A, molte delle quali sfoggiano sui portapacchi posteriori enormi cestini in vimini da picnic, di formato utile per almeno 6-8 persone nonostante tali spider possano notoriamente ospitare solo 2 passeggeri. In realtà, oltre alla mini traveller di Carlo, il primo promotore di questa escursione, profondo conoscitore della zona, un paio di berline al seguito hanno assicurato il trasporto dei rifornimenti, ivi compresa la legna per accendere il fuoco sul quale saranno successivamente arrostite bruschette e salsicce.
Preso possesso del luogo e depositate le vettovaglie, dopo aver affisso lo striscione del Club su una staccionata a segnare l’area off-limits, lasciato un piccolo drappello di volontari a presidio delle salmerie, il grosso del plotone si inoltra in un sentiero che, oltrepassato un primo tratto di radura, si perde sotto una folta coltre di vegetazione per seguire il corso del fiume Treja, con passaggi a volte impervi. Dopo qualche minuto di cammino a ridosso del letto del fiume, raggiungiamo finalmente le cascate, non altissime, ma invero spettacolari perché immerse in un ambiente fatato, ricco di vegetazione e di alberi di alto fusto, che offre scorci suggestivi mutevoli ad ogni passo. Di qui, sempre passando tra i boschi e costeggiando le acque del fiume, arriviamo in prossimità di un antico mulino del millecinquecento e di nuovo all’ingresso dell’agriturismo “Il casale sul fiume Treja”.
La passeggiata ancorché non lunghissima e non particolarmente faticosa, anche perché effettuata per la gran parte del percorso nella frescura della vegetazione che ci protegge dai raggi del sole ormai quasi all’apice della sua orbita celeste, ha comunque raggiunto lo scopo di smuovere l’appetito degli MGisti, che in un attimo si ritrovano seduti intorno al lungo tavolo in legno ricoperto di tovaglie variopinte e presto stracolmo di prelibatezze di ogni tipo che sbucano da cestini e panieri e vengono elargite generosamente in modo da essere condivise e degustate da tutti i partecipanti. In effetti, sulle panche che contornano la tavola ci ritroviamo in 30 adulti (oltre ai 3 simpaticissimi e vivacissimi nipotini di Piero e di Carlo) e, a giudicare dall’incredibile quantità e varietà degli alimenti che imbandiscono il desco, sembra che ogni equipaggio abbia cucinato per tutti gli altri: bruschette, pizze, rigatoni, insalate di riso, pasticci, torte rustiche, concia di zucchine, verdure grigliate, le immancabili fettine panate, frittate ripiene di tutto, formaggi e tantissimi dolci, di ogni tipo e formato, tra i quali spicca un’originalissima torta confezionata in forma di un autentico cestino da picnic con tanto di plaid scozzese sottostante, senza contare le bottiglie prosecco e vino rosso che innaffiano con continuità tutte le pietanze. Altrettanto belli e originali i numerosissimi cestini da picnic in vimini completi di accessori, molti dei quali risalenti agli anni cinquanta e sessanta, con tanto di piatti e bicchieri in resine metacriliche, thermos e portapranzi in metallo e tanti particolari ormai inusuali, quali i portauova, gli spargisale e spargipepe, le ampolline per olio e aceto, le posate in acciaio con i manici in resina, assolutamente banditi piatti bicchieri e posate di plastica. Ammiratissimo il cestino di Paolo, esemplare originale di manifattura inglese, con interni in british racing green, posate silver plated e calici in cristallo.
In conclusione, per una volta, non la solita “Grande Mangiata” ma una “Mangiata Gandiosa” che costringe i più a srotolare sul prato i plaid scozzesi con tartan multicolori sui quali distendersi per un salutare riposino postprandiale, indispensabile per favorire una digestione quanto mai lunga e laboriosa mentre qualcun altro improvvisa una combattutissima partita a tressette.
Quanto mai calorosi i saluti di commiato e i ringraziamenti per l’organizzazione e la promessa di una futura replica mentre già si approssima la stagione dei grandi raduni.
Claudio Nacca